Luoghi, Storia e Curiosità

18 articoli nella categoria Luoghi, Storia e Curiosità

Ràreca Aps 20/03/2021 0

E’ fatta notte dicette Cascione...

Sul gruppo facebook "Sei dei Castiglione del Genovesi se..." tempoi fa abbiamo fatto una raccolta di “detti” Castiglionesi. Ne raccogliemmo parecchi ma si osservò pure che si trattava di detti non “solo” Castiglionesi ma di tutta la zona ed anche oltre. Effettivamente quando si parla di “detti” e modi di dire non si può non considerare che si è all’interno di una “cultura” meridionale/napoletana e che quindi si usano espressioni comuni a questa. Vi fu, però, anche un “detto” che passò quasi in sordìna inosservato ma che è tipico ed esclusivo Castiglionese ed è proprio di questo che voglio parlarvi: “E’ fatta notte, dicette Cascione”. Che vuol dire questo detto? Premettiamo che il detto è tramandato per tradizione orale e che risale verosimilmente al periodo borbonico e che le notizie certe si mescolano con la leggenda. Dunque “Cascione” era un giovane militare Castiglionese così chiamato per essere un pezzo di ragazzo. Militava nell’esercito che era di stanza nelle nostre zone presidiate in quanto note per la presenza di briganti che operavano a valle e si nascondevano sui monti.  Ebbene Cascione fu condannato alla fucilazione per presunto tradimento. Cosa aveva fatto? Aveva trafugato del cibo dalla dispensa militare per darla alla sua gente e colto in flagrante fu accusato di collaborazionismo e per questo condannato. Di fronte al plotone gli fu chiesto quale fosse l’ultima cosa che avesse da dire e lui disse: “E’ fatta notte”. Immaginatevi la scena e l’atmosfera che gravava sui presenti che assistevano a quella tragedia immanente, ed immaginatevi lo stupore nel vedere i soldati che deponevano le armi e l’ufficiale che sentita la dichiarazione decideva di soprassedere e di “graziare” Cascione. Tra il sospiro di sollievo e lo stupore la gente si chiedeva cosa avesse detto Cascione di tanta importanza e potenza?  Aveva detto: “E’ fatta notte”. Questa semplice frase risultò così profonda da far desistere il plotone dal commettere quell’omicidio. L’ufficiale vide il giovane e si girò verso quella gente a cui il condannato aveva dato da mangiare al punto da rischiare la vita. Dovette rendersi conto di trovarsi di fronte a brava gente, tutt’altro che briganti. E poco ci mancò che prendesse il resto della dispensa per distribuirlo ai presenti. “E’ fatta notte” se ci pensate è lo stesso concetto di “..ed è subito sera” di Quasimodo. Ed è di una profondità indicibile. E’ il senso della pochezza della nostra esistenza, della nostra estrema pochezza. Tanto da non valer la pena di fare del male. Non a caso a Quasimodo fu assegnato il premio Nobel per la letteratura. Cascione per aver detto “è fatta notte” non fu mai insignito del premio Nobel, lo sappiamo solo noi Castiglionesi che disse “E’ fatta notte” e magari più di qualcuno non sa nemmeno bene il perché. Però Cascione ebbe un premio anche più grande: ebbe salva la vita. E a noi Castiglionesi è rimasto questo detto tanto magico quanto misterioso. "E' fatta notte ..dicette Cascione". Completo il racconto del "detto", per dirvi cosa è successo a me inerente a questo “detto” unicamente Castiglionese.  Mi trovavo a Firenze per lavoro e non mi ero premunito di prenotare una stanza. Finito il lavoro mi recai in una strada piena di pensioni, hotel ecc. (via Guelfa mi ricordo finanche) per cercare una stanza da dormire. Ma niente era tutto pieno. Al terzo tentativo mi resi conto di essermi messo in un pasticcio e cercai al portiere che mi diceva di non aver posto che mi desse più aiuto. E questi disse: “non posso aiutarla anche perché a quest’ora s’è fatta notte” e poi quasi tra sé a bassa voce aggiunse “dicette Cascione”. E qui lo fermai dicendogli: “Lei è di Castiglione” e costui rispose: “No, ma lo diceva sempre una mia zia”. Insomma per farla breve quando capì che ero di Castiglione si attivò e mi trovò un posto da un affittacamere per quella notte. E qui mi convinsi che questo nostro detto ha qualcosa di miracoloso, o comunque è fortemente identificativo del nostro paese che quasi come una formula magica risolve questioni molto complicate. E così ho finito di parlarvi del detto Castiglionese “E’ fatta notte .. ricette Cascione”.
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Ràreca Aps 23/02/2021 0

"Castiglione"

Fra il verde dei castagni e dei noccioli, fra le colline che gli fan da culla, a braccia aperteCastiglione s'adagia,tutto distesoa guisa di un bambino,avente monte Monnaper cuscino. Prodighe a dissetare ogni passante,per fontanelle sparse pei rioni, limpide e fresche acque sgorganti da Mastrocanmpo, Fuorni e Fontanone. A dritta i resti del Castello,a manca l'Abbaziagli aprono il varcoin cui lo sguardo,di Giovi le colline sorvolando,va ad ammirare il mare luccicante. Mario Cerra Poesia tratta dalla raccolta: "Qualche Volta" osservazioni in versi di Mario Cerra pubblicata il 1 Ottobre 2016 in occasione del suo 90° compleanno Si ringrazia Angelo De Falco per la condivisione nel gruppo facebook: "Sei di Castiglione del Genovesi se..."
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Rosario Vitolo 08/02/2021 0

Castiglione del Genovesi...un pò di storia e tradizione

Castiglione del Genovesi si stende sotto lo sguardo del monte Monna e di fronte al monte Tubenna, la cui dirupante sommità sfiora i 700 metri sul mare. Dalla sua cima lo sguardo spazia da Punta Licosa al Golfo di Salerno, sui Monti Lattari e Capri, fino alle isole d’Ischia e di Procida, con le falde quasi in acqua del Vesuvio, per chiudersi, spalle al Tirreno, sui Monti Picentini e sul Terminio Irpino.. Secondo la tradizione, Castiglione fu fondato dai profughi di Picentia quando la loro città fu distrutta dai Romani. Sul monte Tubenna, nella parte che domina Salerno ed il suo golfo, sorge l’Abbazia benedettina di Santa Maria di Tubenna, costruita probabilmente nel XII secolo sulle rovine di un preesistente tempio pagano. Il complesso monastico, soppresso nel 1848 con decreto reale, dopo un periodo di abbandono è stato di recente ottimamente ripreso. È visitabile oltre alla chiesa ben restaurata una parte del vecchio complesso monastico. La chiesa è un edificio a due navate, comunicanti attraverso due grandi arcate a sesto acuto  ribassate. La navata laterale ha un ingresso proprio e presenta in fondo un altare con un affresco del XVI secolo raffigurante l’Annunciazione. Nel paese suggestiva è la chiesa di San Bernardino da Siena, risalente al ‘300, a pianta quadrata. Da visitare la Chiesa madre di San Michele Arcangelo e la chiesa del SS. Rosario, che presenta un  portale romanico. Nella Cappella di San Vito sono, invece, conservati affreschi del celebre artista quattrocentesco, Giovanni Luce. Nocciole e  Castagne  sono la risorsa più redditizia del territorio. Per gli appassionati di trekking vi è un interessante percorso sul monte Visciglietta, che conduce al “Pozzo di Venere”, una suggestiva voragine naturale. Altro interessante percorso quello che porta alla vetta del monte Monna. Il piccolo centro, comune autonomo dal 1946, è noto per aver dato i natali, nel 1713, all’abate, filosofo ed economista Antonio Genovesi. Ubicata nel centro storico è la casa natale dell’abate, in cui è conservato lo studio del noto giurista. Al piano terra dell’edificio, invece, vi è la bottega di ciabattino dove lavorava il padre. Antonio Genovesi Antonio Genovesi vide nell’istruzione popolare un fattore determinante di progresso civile, infatti nel ‘700 la cultura era appannaggio esclusivo dell’aristocrazia e del clero. Ma la modernità di Antonio Genovesi va ben oltre: egli sostenne il primato della ragione, la necessità di studiare le scienze e l’economia. Diciottenne si innamorò di una ragazza del luogo, Angela Dragone, ma questo amore non trovò l’approvazione del severissimo genitore, che condusse immediatamente il figlio a Buccino, presso il convento dei Padri Agostiniani dove fu avviato alla vita ecclesiastica. Foto di Bruno Della Calce pubblicata nel gruppo facebook: "Sei di Castiglione del Genovesi se..." 
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Ràreca APS 15/04/2020 0

Martedì In Albis a Castiglione per la Madonna di Tubenna

  Per i castiglionesi, il giorno più importante di Pasqua è il martedì In Albis. E' il giorno della processione dell'amata Madonna di Tubenna, con il risveglio del forte rumore dei botti, partenza al mattino con la banda e la salita faticosa, ma emozionante, del Monte Tubenna fino al suo Santuario, con il suo panorama unico del golfo di Salerno. Quest'anno, con il "nemico invisibile", siamo tutti chiamati ad una prova che mai avremmo potuto pensare di dover vivere, e così Don Carmine Voto, ha regalato a tutta la comunità di Castiglione, un momento di conforto e di preghiera portando l'immagine della Madonna in tutte le strade del paese. E tutti i cittadini, con la partecipazione di sempre, hanno accolto l'invito a riprendere da balconi e finestre per avere un ricordo, seppur diverso, di questo grande giorno, anche per le persone che vivono fuori e non sono riuscite a rientrare per le feste pasquali. Un gesto condiviso, pur restando a casa, con devozione supplicando la Regina di Castiglione.   Tu di Tubenna sei la Reginae Castiglione a te si inchina. Devoti e supplici tutti ai Tuoi piedi dal ciel provvedi ai nostri cuor.  Madre dolcissima siam peccatori da Castiglione miriamo Te;deh! Tu soccorrici nei perigli siamo tuoi figli,speriamo in Te.  Stella del mare, dal tuo santuario sei per il golfo un grande faro propizia stella dei naviganti soccorri quanti gridano a Te. Sui nostri figli stendi la mano ed accompagnali verso l'Arcano perché un dì salvi tutti ai Tuoi piedi gridiam: concedi i tuoi favor!   Ringraziamo per la partecipazione attiva i cittadini di Castiglione, per aver reso possibile questo nostro piccolo omaggio. Ci scusiamo per non aver inserito tutti i video ricevuti, per motivi tecnici di montaggio.  Vai alla Videogallery e non dimenticarti di iscriverti al nostro canale youtube Foto ricevute dalla comunità castiglionese:
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Ràreca APS 11/04/2020 0

La Pastiera Napoletana...tra mito, storia e leggenda

La pastiera è il dolce napoletano primaverile per eccellenza anche se, la grande popolarità di questo tipico prodotto della creatività gastronomica partenopea, spinge tante pasticcerie a produrla durante tutto l'anno. La pastiera è però realizzata nelle case napoletane, esclusivamente il giovedì o il venerdì santo, per consentire a questo dolce di "asciugare" ed assestarsi per il giorno di Pasqua, quando verrà finalmente gustata a fine pranzo, accompagnata da un buon limoncello artigianale, dopo la benedizione, impartita del capofamiglia prima di iniziare il pranzo, con un rametto d'ulivo e l'acqua benedetta (ritirati nelle Chiese cittadine la precedente Domenica delle Palme), insieme all'intera panoramica dei cibi esposti a tavola. Tra Mito e Storia  Le origini della Pastiera si perdono, come molte altre eccellenze napoletane, nella notte dei tempi.La presenza della ricotta fa subito pensare alla cultura della Antica Grecia e Napoli, o meglio Neapolis, è una città fondata nel V Secolo a.C. da genti di etnia greca ma, ulteriori memorie antiche, fanno "rinascere" la pastiera in epoche successive. La leggenda della pastiera Molto probabilmente la pastiera era un dolce sacrificale che veniva offerta alla Sirena Parthenope ed un'antica leggenda, il cui ricordo è ancora vivo, racconta che: << Parthenope, ad ogni Primavera si manifestava al popolo di Neapolis e lo allietava con la sua voce incantatrice, con canti d'amore e di gioia di vivere! >>Una volta il canto della Sirena fu così soave e generoso di emozioni che i Neapolitani la vollero ringraziare per questo prezioso dono, offrendole quanto di più prezioso essi possedevano.  Sette fra le più belle giovani della Città, in rappresentanza delle sette principali "fratrie", ebbero l'incarico di portare i doni alla bellissima Parthenope:  la farina, a simboleggiare la forza e l'abbondanza della campagna;la ricotta, omaggio dei pastori e delle pecore che pascolavano libere nei campi;le uova, simbolo di vita che sempre si rinnova;il grano tenero, bollito nel latte come simbolo dorato della vita germogliante e rafforzato dal primo alimento della vita; l'acqua di fiori d'arancio, come l'omaggio più profumato della Terra;le spezie, come omaggio dei popoli più diversi che a Neapolis sempre trovano accoglienza;lo zucchero, per esprimere la dolcezza che il canto di Parthenope racchiude e che dona all'Universo. La Sirena Parthenope, felice di questi doni li portò al cospetto degli Dei per mostrare loro la Generosità e l'Amore del popolo napoletano e questi, inebriati essi stessi dal canto soave della Sirena, mescolarono i doni e crearono la Pastiera!>> Un dono divino che solo Napoli, da quel tempo lontano e per sempre nei secoli avvenire, ha il privilegio di riprodurre e di condividere anche con il Mondo intero! E, come si sa, alle origini della Storia c'è sempre un fondo di verità nelle leggende dei popoli! Un po' di Storia In epoca greco-romana la Pastiera era, dunque, l'offerta sacrificale simbolo di rinascita primaverile, che le sacerdotesse di Cerere, durante i riti primaverili, portavano in processione insieme alle uova ed a fasci di grano, tutti simboli di vita nascente. (Percorrendo Via San Gregorio Armeno, sul lato destro salendo la strada, affianco ad una delle famose botteghe artigiane, un attento osservatore noterà, inglobato in un muro perimetrale, un blocco marmoreo raffigurante proprio una sacerdotessa di Cerere recante in mano un fascio di grano e che faceva parte di un più esteso bassorilievo rappresentante la processione rituale) La decorazione a "grata" di pastafrolla sulla pastiera, in numero di sette strisce complessive (quattro in un senso e tre nel senso trasversale), a croce greca, formano la "planimetria" di Neapolis così come ancora oggi si presenta con i tre Decumani e con i Cardini che li attraversano in senso trasversale; rappresentando così, in maniera simbolica, l'offerta alla Sirena Parthenope e agli Dei, dell'intera Città stessa, come sublime e collettivo atto di devozione.   Il grano o il farro, unito alla crema di ricotta, richiamano, invece, il pane di farro del "confarratio": il pane in uso nel rito matrimoniale romano.   Il centro storico di Napoli è attraversato da 3 antiche strade, parallele alla costa, risalenti alla fine del VI secolo a.C. Sono state costruite in epoca greca, quindi dovrebbero chiamarsi "plateiai", ma ci si riferisce ad esse con il termine "decumani", termine che risale invece all'epoca romana: - Decumano superiore: via della Sapienza, via dell'Anticaglia, via Santi Apostoli. - Decumano maggiore: via dei Tribunali.- Decumano inferiore (Spaccanapoli): via Benedetto Croce, via S. Biagio dei Librai, via Vicaria Vecchia, via Forcella. I decumani sono attraversati da 4 "cardini", o più propriamente "stenopoi", che sono i vicoli del centro storico: - Vico S. Gaudioso, via Atri, via Nilo, via Giovanni Paladino- Vico Limoncello, Vico Cinquesanti, via S. Gregorio Armeno- Via Duomo- Vico Grotta della Marra, Vico Sedil Capuano, via delle Zite Nella prima epoca cristiana Si ricordano le focacce rituali, diffuse al tempo di Costantino, composte con latte e miele e che i catecumeni ricevevano nella notte di Pasqua al termine della messa. Il lascito dei Monasteri Una "riscoperta" di questo classico dolce pasquale, si dice dovuto alle suore di San Gregorio Armeno che nel loro monastero, fondato nello stesso luogo dove sorse il Tempio di Cerere, ricrearono la pastiera con gli attuali ingredienti: farina, ricotta, grano, uova, l'acqua di mille fiori (in origine fatto solo con le essenze delle arance coltivate nel giardino del monastero), il cedro e le spezie aromatiche che esse portarono dal lontano Oriente, dal quale fuggirono a seguito delle persecuzioni religiose. Sempre sette, dunque  gli ingredienti, come nell'antica Neapolis e sette, pertanto, le striscioline di pasta frolla che dovrebbero essere poste sulla pastiera classica ed originale per completare e conservarne l'antico aspetto simbolico sacrale. E' nel sec. XVI, con l'ampliamento della Città al di fuori delle antiche mura perimetrali delle origini che queste strisce di pastafrolla che decorano la parte superiore della pastiera, cambiano la combinazione geometrica (da croce greca) assumendo la caratteristica disposizione obliqua con la divisione dello spazio superficiale per rombi, espressione più tipica dell'epoca barocca e che oggi è la decorazione ampliamente più diffusa e che arriva a "superare" il canonico e sacro numero sette delle origini.   Currite, giuvinò! Ce stà ‘a pastiera!E’ nu sciore ca sboccia a primmavera,e con inimitabile fragranzasoddisfa primm ‘o naso, e dopp’a panza.Pasqua senza pastiera niente vale:è ‘a Vigilia senz’albero ‘e Natale,è comm ‘o Ferragosto senza sole.Guagliò, chest’è ‘a pastiera. Chi ne vuole?Ll’ ingrediente so’ buone e genuine:ova, ricotta,zucchero e farina(e’ o ggrano ca mmiscato all’acqua e’ fiori arricchisce e moltiplica i sapori).‘E ttruove facilmente a tutte parte:ma quanno i’ à fà l’impasto,ce vò ll’arte!A Napule Partenope,’a sirena,c’a pastiera faceva pranzo e cena.(Anonimo)  
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